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Legge Varchi sulla maternità surrogata

Varchi sulla maternità surrogata

“Nuova” legge italiana sulla maternità surrogata: un passo indietro per i diritti umani

Con una controversa manovra politica guidata dalla deputata Carolina Varchi del partito Fratelli d’Italia, che ha da subito suscitato un acceso dibattito in Europa e nel mondo, l’Italia ha promulgato la revisione della legge che proibisce la maternità surrogata. Conosciuta come la “Legge Varchi sulla maternità surrogata”, si rubrica la pratica come un reato universale, il che significa che gli italiani che ricorrono alla surrogazione all’estero saranno perseguibili anche in Italia. Questa legislazione ha sin da subito sollevato dubbi di legittimità per la violazione di diritti fondamentali come libertà personale, uguaglianza, diritto di avere una famiglia e diritto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita del mondo odierno.

Perché molti protestano considerandola un passo indietro?

La legge Varchi sulla maternità surrogata: ritorniamo all’età della pietra!

La rivisitata legge, Lg. Varchi, approvata nel 2024, ha esteso il divieto sulla maternità surrogata. Viene quindi dal 2024 effettivamente criminalizzata la pratica per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dal fatto che si svolga in Italia o all’estero.

Secondo il nuovo testo, con modifica all’articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, vi è ora la perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadino italiano. Chi viene quindi ritenuto colpevole di impegnarsi nella surrogazione potrebbe affrontare fino a due anni di carcere e una multa fino a 1 milione di euro.

La scelta del legislatore, che lungi dall’essere radicata in prospettive conservatrici o legata ai valori tradizionali della coalizione di Governo italiano, mira presumibilmente a “proteggere la dignità delle donne” prevenendo quella che i promotori descrivono come la “mercificazione del corpo femminile”.

Per gli italiani significa che anche andando in paesi dove la maternità surrogata è legale (come gli Estados Unidos, il México o la Grecia), potrebbero comunque affrontare le conseguenze previste dalla norma al loro rimpatrio. La legge è orientata, per i sostenitori, a colmare la lacuna normativa che permetterebbe ai cittadini di bypassare le restrizioni italiane andando all’estero. Tuttavia, questa interpretazione della surrogazione come atto criminale e non come l’ultima possibile risorsa per avere figli, solleva sconcerto sull’orientamento dell’Italia in materia di diritti umani.

Sfruttamento delle donne?

Una madre surrogata negli Stati Uniti può ricevere anche $100.000 di compenso. L’Italia potrebbe imparare da paesi come gli Stati Uniti, dove la surrogazione è legale e regolamentata, con un focus su una pratica etica e sull’autonomia decisionale di tutti i soggetti coinvolti. Un approccio regolamentato in Italia potrebbe davvero salvaguardare i diritti delle donne, promuovere scelte informate e supportare coloro che desiderano formare famiglie in modo inclusivo.

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Il contesto politico e la motivazione

La legge Varchi sulla maternità surrogata è stata promossa dal Governo di destra, che mai ha nascosto l’intenzione di rafforzare il modello familiare tradizionale. Il partito Fratelli d’Italia, che storicamente ha sempre preso posizioni conservatrici su temi come il matrimonio omosessuale e l’adozione, vede la Legge Varchi come un’opportunità per affermare l’impegno dell’Italia verso questi valori. La deputata Carolina Varchi ne è stata portavoce nella sua opposizione alla maternità surrogata, definendola “disumana”, mentre altri sostenitori argomentano che protegge sia le donne che i bambini dallo sfruttamento.

Tuttavia, la legge riguarda meno la protezione degli individui e più l’imposizione di un’ideologia rigida e conservatrice con fini propagandistici. Criminalizzando la maternità surrogata, l’Italia non solo ignora l’autonomia di coloro che scelgono volontariamente di partecipare al percorso di surrogazione, ma esclude anche coppie LGBTQ+, single e tutti coloro che possono solo fare affidamento sulla surrogazione per formare la propria famiglia.

Propaganda

Davvero tutti hanno avuto voce in capitolo sull’entrante legge Varchi sulla maternità surrogata. C’è chi certamente si è distinto e non per meriti, ma per la propaganda fatta rappresentando in maniera manipolatoria il ricorso alla pratica.

Giorgia Meloni

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo “yo soy mujer“, che in piena campagna elettorale promuoveva il modello di famiglia tradizionale in opposizione alla maternità surrogata, di cui lei era simbolo, quando in realtà dietro le parole conservatrici nascondeva una crisi familiare da tempo in essere sfociata in separazione.

Mario Giordano

Mario Giordano, con servizi televisivi sull’argomento che davvero sono una mercificazione della donna, rappresentando la surrogazione in maniera difforme con il fine di avere consenso (anche politico) ed ascolti. Un esempio la puntata del 16 Ottobre 2023 di Fuori dal Coro. Veniva intervistata una donna che sarebbe nata da maternità surrogata che oggi parla di traffico di essere umani e dell’orrore che avrebbe vissuto dopo essersi resa conto che non assomigliava alla madre di intenzione.

Questo servizio, in antitesi allo scopo della stampa libera che è quello di assicurare che il popolo sia libero di ricevere e diffondere informazioni che non siano manipolate o al servizio di una particolare persona, organizzazione o interesse, ne è un esempio.

Non viene infatti spiegato che il padre di intenzione della donna fosse il padre biologico né le ragioni che hanno portato la mamma a ricorrere ad una donatrice di ovuli. Nemmeno viene spiegato agli spettatori che un bambino nato da maternità surrogata può comunque essere figlio biologico di entrambi i genitori di intenzione, come nei casi in cui una donna sia affetta da Sindrome di Rokitansky o le venga asportato l’utero ma può ancora ovulare e creare embrioni con il seme del marito o compagno.

Si paragona la maternità surrogata al traffico di essere umani, nemmeno citando il severo iter legale necessario negli USA per poter intraprendere il percorso, tra cui un giudizio che termina con sentenza, visite psicologiche, verifiche precedenti penali, screening medici ecc.

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Criminalizzare la maternità surrogata? Perché no!

Esiste un netto contrasto tra il nuovo divieto italiano e l’evoluzione legislativa a livello globale. Paesi in tutto il mondo, inclusi Georgia, Canadá y Estados Unidos, hanno sviluppato un quadro normativo idoneo a gestire eticamente la surrogazione, promuovendola come una pratica sicura e consensuale tra adulti. Questa evoluzione normativa riconosce la surrogazione come un percorso legittimo per la costituzione della famiglia, specialmente per coloro che biologicamente non possono concepire.

La Legge Varchi sulla maternità surrogata non solo diverge da questa tendenza, ma punisce coloro che altrimenti potrebbero giovare di tale inquadramento normativo garantista all’estero.

La criminalizzazione della maternità surrogata non considera le complessità coinvolte nel moderno contesto sociale. La surrogazione spesso offre una possibilità a coppie, partner dello stesso sesso e individui single che non hanno altri mezzi per la costituzione di una famiglia. Costringere i genitori di intenzione a rinunciare alla surrogazione è una negazione dei loro diritti. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [artt. 29 c. 237 c.], razza, lingua [6], religione [artt819], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.

La legge ignora anche l’autonomia e le scelte delle madri surrogate che prendono una decisione informata e consensuale nel portare avanti una gravidanza per un’altra persona. Lontane dallo sfruttamento, queste donne si impegnano in accordi di surrogazione che le danno soddisfazione emotiva, stabilità finanziaria perseguendo il primario scopo di aiutare altri a realizzare il loro sogno di genitorialità.

Implicazioni per coppie e comunità LGBTQ+

Forse i più colpiti (o bersagliati) dalla Legge Varchi sono le coppie LGBTQ+, che affrontano ora ulteriori ostacoli nella costituzione della famiglia in Italia. Con l’adozione già pressoché inaccessibile alle coppie dello stesso sesso, la maternità surrogata ha rappresentato forse l’unica possibilità di avere figli per le coppie LGBTQ+. Di fatto, il “divieto universale” sulla surrogazione è un colpo diretto a queste comunità, privandole dell’unica possibilità di avere figli. L’opposizione alla Lg. Varchi ravvisa una chiara presa di posizione da parte del Governo in carica volta ad imporre l’eteronormatività a fondamento della famiglia escludendo e marginalizzando i genitori LGBTQ+.

Il gruppo di advocacy Famiglie Arcobaleno ha condannato fortemente la nuova legislazione, definendola discriminatoria e mirata. Per loro e altri attivisti impegnati nella lotta al divieto, la Legge Varchi non è semplicemente una questione di surrogazione, ma un attacco più ampio ai diritti LGBTQ+ in Italia.

Conseguenze per il diritto di procreazione

Imponendo un divieto totale sulla maternità surrogata, l’Italia provoca grave pregiudizio al diritto di procreazione. La legge tratta il desiderio di avere una famiglia attraverso la surrogazione come un crimine, negando tra l’altro la diversità ed eterogeneità dei modelli familiari che esistono nella società contemporanea. Questa mossa si contrappone nettamente ai suoi omologhi europei, molti dei quali stanno espandendo, piuttosto che restringendo, il diritto alla procreazione.

Surrogacy Underground

Inoltre, la Legge Varchi rischia di spingere gli italiani a perseguire la surrogazione “underground“, aumentando la probabilità di pratiche non sicure e non regolamentate che potrebbero comportare rischi significativi per la salute dei soggetti coinvolti oltreché legali. Piuttosto che “prevenire lo sfruttamento”, la rivisitata legge potrebbe creare come effetto collaterale proprio quelle condizioni che vorrebbe reprimere, spingendo la surrogazione fuori dalla sfera legale e regolamentata.

Mentre i sostenitori della legge argomentano che la surrogazione porta allo sfruttamento, gli oppositori suggeriscono che la regolamentazione, piuttosto che il divieto, è la soluzione. I paesi con quadro normativo delineato dimostrano che è possibile ricorrere alla maternità surrogata tramite accordi di surrogazione etici e consensuali. In questi stati di diritto, i diritti e il benessere di tutte le parti (la surrogata, i genitori di intenzione e il bambino) sono protetti.

Conclusione

La legge Varchi sulla maternità surrogata viene promulgata per vietare agli italiani il ricorso alla tecnica negli stati dove è invece consentita, garantita e promossa come una etica tecnica di riproduzione medicalmente assistita.

Prima dell’avvio della manovra politica che ha condotto alla sua introduzione, molti cittadini italiani nemmeno sapevano cosa fosse la surrogazione e chi la conosceva, la svolgeva legalmente all’estero con tutte le tutele del caso. Questa revisione della legge n. 40, provocherà inesorabilmente due conseguenze: privare del diritto di costituire una famiglia a chi non ha altra possibilità, fomentare la criminalità inducendo sia i genitori di intenzioni a scelte oggi considerate contra legem, sia le organizzazioni criminali a sfruttare i genitori stessi promuovendo un mercato nero di percorsi alternativi, senza tutela per i bambini che nasceranno e con rischio di sfruttamento delle mamme surrogate.

Resta la speranza che l’Italia riconosca un giorno la necessità di approcci progressisti e regolamentati alla maternità surrogata, consentendo ai genitori di intenzione di fare scelte informate e tutelate, non bandite. Il diritto di procreazione è un diritto inviolabile dell’uomo e l’Italia, come il resto del mondo, deve sforzarsi di tutelare questo diritto e la diversità connaturata ai diversi tipi di famiglie.

Italia stato di diritto?