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Disforia di genere e maternità

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Introduzione

Disforia di genere e maternità sono oggi temi di grande attualità e dibattito, apparentemente indipendenti sono in realtà intrinsecamente collegati.  
La società odierna si è rilevata molto scettica ma più tollerante ad accettare nuovi “tipi di famiglie” allontanandosi dal concetto tradizionale di società naturale fondata sul matrimonio, così come garantito dall’art. 29 della Costituzione italiana.

Questa evoluzione si riflette sui nessi significativi che vengono a crearsi nel tempo tra maschi e femmine e tra generazioni diverse conviventi nella stessa epoca.

Maternità

Maternità, è quel periodo della vita della donna madre dall’inizio della gestazione fino all’allevamento del neonato.

Oggi esistono però varie accezioni di maternità che possiamo così distinguere: giuridica, ossia la lavoratrice madre che ha diritto ad un periodo di astensione dall’attività lavorativa (congedo di maternità); di fatto, ossia la condizione di chi è madre; surrogata, quando una donna (madre surrogata) decide di portare avanti la gravidanza per conto di aspiranti genitori incapaci di concepire in modo naturale, tecnica proibita in Italia.

Ad un cambio della società, si coniugano quindi nuove definizioni.

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Disforia di genere e maternità: i casi

Si ha disforia di genere quindi in presenza di una struttura celebrale non corrispondente al corpo con cui si nasce.

Noi tutti noi abbiamo nel nostro cervello una rappresentazione del nostro corpo, quindi una persona che ha disforia ha uno schema nel cervello che non corrisponde al corpo con cui nasce. La disforia di genere può essere una transizione da donna a uomo e viceversa: solo nel primo caso possiamo quindi presuppore una gravidanza, essendo l’uomo incapace di gestare.

Vari sono stati i casi susseguitesi negli anni di uomini diventati mamma. Si, perché disforia di genere e maternità sono realtà intrinsecamente collegate, che possono portare a paradossi apparentemente lessicali ma che riflettono la realtà della nuova dimensione della genitorialità.

I casi di disforia genere e maternità, possono essere due e sempre riferibili alla transizione da donna a uomo. Il primo caso è quando la transizione da donna uomo viene interrotta in maniera volontaria proprio con lo scopo di concepire; il secondo caso si ha quando la gravidanza avviene durante la transizione ed è inaspettata.

Gravidanza volontaria

Si realizza quando la transizione da donna uomo viene interrotta in maniera volontaria (tramite la sospensione della terapia farmacologica a base di testosterone) proprio con lo scopo di concepire.

Noto è il caso di Freddy McConnell. McConnell, 32 anni cittadino inglese, iniziò  la terapia di testosterone (terapia ormonale mascolinizzante) a 25 anni per completare la sua transizione da donna a uomo, sottoponendosi anche a mastectomia (intervento chirurgico per rimuovere il tessuto mammario), dopo una anno dall’inizio del trattamento.
Considerò anche l’ipotesi di un’isterectomia, ma non la realizzò proprio perché non aveva escluso la possibilità di avere figli.  Smise così di prendere testosterone, riiniziando ad avere il ciclo mestruale e riuscendo a concepire con l’aiuto un donatore di sperma (seppur ad oggi non sia riuscito a vedersi riconosciuta la potestà genitoriale nel Regno Unito).

Questo è un esempio di  disforia di genere e maternità che oggi rappresenta una parte, seppur minore, dei nuovi tipi di famiglia..

Gravidanza inattesa

Si ha quando la gravidanza avviene durante la transizione ed è inaspettata, perché il testosterone che è stato somministrato non è sufficiente a determinare la contraccezione, ossia interrompere le mestruazioni e l’ovulazione. In questo caso significa che si è in presenza di una disforia di una donna omosessuale o bisessuale perché ha concepito tramite un rapporto sessuale con un uomo.

In questa circostanza la gravidanza può essere estremamente pericolosa per il feto, soprattutto se di sesso femminile, in se il feto ha preso testosterone gli accentuerà i caratteri maschili e mascolinizzazione della funzione celebrale.

Procreazione medicalmente assistita

Sappiamo che la procreazione medicalmente assistita è regolata in Italia dalla legge 40/2004 ed è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie nei casi in cui il concepimento spontaneo sia impossibile o estremamente remoto e trova applicazione anche nei casi di disforia di genere.
Chi da donna diventa uomo non può fecondare naturalmente gli spermatozoi, può però accedere alla fecondazione artificiale, gratuitamente, se in una relazione con una donna.
Se invece ha messo criocongelato i propri ovuli, può avere un secondo figlio inseminando con i propri ovuli con lo stesso donatore con cui ha precedentemente concepito.

Conclusione

Ubi societas, ibi ius “dove c’è una società, lì vi è il diritto”.

Qualsiasi società non può esistere senza darsi un diritto, e non può esserci diritto senza un’organizzazione sociale sottostante.

Questi nuovi tipi di famiglia, meritano un adeguamento della normativa in essere che ci auspichiamo si realizzi presto a tutela dei genitori e della loro prole dal momento che la disforia di genere e la maternità esistono come nuova realtà sociale.